La Storia della Stampa
L’invenzione della stampa fornì al mondo uno dei primi veicoli di conoscenza e di diffusione della cultura e grazie ad essa fu fattibile ampliare la possibilità di comunicazione e di fruizione del testo. Inizialmente la circolazione e trasmissione delle informazioni fu affidata unicamente alla voce umana e all’abilità degli amanuensi impegnati nel costante e meticoloso lavoro di copiatura dei manoscritti, rendendo così la produzione dei testi lenta e costosa.
Verso la seconda metà del Quattrocento l’introduzione della stampa segnò una tappa fondamentale nello sviluppo della storia umana e innescò un processo evolutivo la cui influenza fu determinante, non solo culturalmente, ma anche da un punto di vista antropologico e sociale.
Sebbene non sia possibile attribuire con certezza la paternità dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, è certo che negli anni ‘40 del quattordicesimo secolo in diverse città e regni d’Europa, si stesse lavorando nella medesima direzione.
Nella persona di Giovanni Gutenberg si identifica l’inventore della stampa a caratteri mobili. Abile orafo, originario di Magonza (Mainz, in Germania), seppe utilizzare le sue conoscenze per elaborare una nuova lega metallica, composta da piombo, stagno, antimonio e piccole percentuali di rame, utilizzata per la fusione di caratteri mobili precisi e resistenti.
A Gutenberg si può attribuire il capolavoro dell’arte tipografica: la Bibbia in latino (B42), 1.282 pagine a stampa. La tecnica della stampa a caratteri mobili riscosse un successo tale che si diffuse rapidamente in tutta Europa e nel resto del mondo. Così recitava un brano di Francis Bacon….“La lettura rende un uomo completo, la conversazione lo rende agile di spirito e la scrittura lo rende esatto”.
Il Torchio Tipografico
Il torchio fu utilizzato sin dagli albori della stampa a caratteri mobili, e molto probabilmente Gutenberg stesso apportò modifiche importanti al suo funzionamento.
Tuttavia l’uso del torchio fu reso possibile solo da un’altra innovazione tecnica: la produzione di inchiostri molto più viscosi di quelli usati per la scrittura a mano, consentendo alla carta di essere appoggiata sulla forma di stampa, senza il rischio di macchie o di sbavature di colore. Rispetto ai tipi di torchio fino ad allora in uso, il torchio tipografico si distinse per un differente passo della vite senza fine, che consentiva una maggior velocità di discesa dell’elemento esercitante la pressione, e dall’introduzione del carrello mobile per facilitare l’inserimento e l’estrazione del foglio.
I caratteri tipografici in legno.
Il torchio tipografico ligneo.