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Le Opere

Il figlio Giosuè Salomone, seguendo i dettami del padre Israel Nathan, stampò a Soncino venticinque edizioni circa, portando l’arte della stampa ad un elevato livello qualitativo. Purtroppo, poco o nulla si sa del processo di produzione impiegato, del tipo di carta, dei caratteri usati e del numero di torchi. Nella sala è esposta una copia del torchio mediceo con vite in bronzo del 500; probabilmente ha dato vita e segni alle varie produzioni dei Soncino.

Certo è che nel 1488 fu stampata nella tipografia dei “Soncino”, unici stampatori ebrei in attività in Italia dall’ultimo decennio del Quattrocento al primo quarto del Cinquecento, la prima Bibbia completa di segni vocalici in ebraico.

Gershom Soncino, cugino di Giosuè, fu inoltre l’unico tipografo ebreo di quell’epoca a stampare con mezzi propri, esercitando a cavallo di due secoli e pubblicando anche testi non ebraici. Egli è considerato il più grande tipografo pioniere ebreo per la cura e la precisione compositiva dei testi e per la veste tipografica dei volumi.

Negli anni seguenti fu Gershom (“il pellegrino”, in lingua ebraica) a portare avanti l’arte tipografica, spostandosi prima a Brescia, a Barco di Orzinuovi e quindi a Venezia, dove i Soncino soggiornarono a partire dal 1498, in rapporti non occasionali con Aldo Manuzio, tipografo ed editore. I rapporti con Manuzio però si guastarono presto e Gershom, in polemica con l’editore, convinse Francesco Grifo a lasciare Venezia e a seguirlo nel suo successivo spostamento a Fano, ove inaugurò un nuovo corso editoriale basato non più solo su pubblicazioni in ebraico ma anche su testi in latino e in volgare.

Secondo la ricostruzione di Ennio Sandal ……. “nei primi tre decenni del secolo XVI Gershon Soncino stampò a Fano, a Pesaro, a Ortona e a Rimini. Inoltre, stampò, o fece stampare a proprio nome, alcune edizioni ad Ancona e a Cesena. In un quarto di secolo (1502-1527) Gershom pubblicò quasi un centinaio di edizioni in volgare, in latino e in greco e una ottantina di edizioni in ebraico. Nel 1527, a seguito del peggiorare dei rapporti dei “Soncino” con le autorità civili e religiose italiane, Gershom decise di abbandonare la penisola, raggiungendo il figlio Mosheh a Salonicco. Gershom continuò la sua opera a Salonicco e a Costantinopoli fino al 1534, anno della sua morte.”

I figli, Mosheh ed Eliezel, proseguirono a stampare in Turchia e in Egitto sino al 1557, continuando a firmare le loro produzioni con il nome di Soncino, quale segno di riconoscenza verso la città che li aveva accolti dopo l’allontanamento dalla Germania.



Marca tipografica usata da Gershom Soncino nell’edizione del Meshal ha-qadmoni (La favola degli antichi di Yishaq ibn Sahula stampata in Italia verso la fine del secolo XV). Nella scrittura ebraica posta nel margine superiore si legge: “Gershom il tipografo, figlio di rabbi Masheh, sia benedetta la sua memoria, della discendenza d’Israele, uomo di Soncino”.



Pagina iniziale del trattato “Donna isolata” (Masseket niddah) del Talmud babilonese stampato a Soncino nel 1489. La cornice silografica è identica a quella usata in altre edizioni. (Parma, Biblioteca Palatina).




Marca tipografica usata da Gershom Soncino a Rimini, Salonicco e Costantinopoli nel 1522 – 1523. nella scitta ebraica disposta ai lati si legge: “Il nome del Signore è una torre saldissima: il giusto vi si rifugia ed è al sicuro”.




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