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Mostre Conclusi

SILVANA LUNETTA

Incidere l'informale

Sabato 25 giugno presso il Museo della Stampa di Soncino alle ore 18,00 verrà inaugurata la mostra di Silvana Lunetta: 'Incidere l'informale', con presentazione del critico d'arte Andrea Baretta.

Silvana Lunetta nasce nel 1946 a Caltanissetta. Si trasferisce a Brescia nel 2012.
Docente del secondario, ha promosso l'arte terapia per i ragazzi diversamente abili.
 Ha seguito corsi di incisione presso la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, con Riccardo Licata e corsi di ceramica a Firenze e a Faenza, dove ha approfondito la tecnica del Raku.
Inizia la sua attività espositiva nel 1975 a Caltanissetta. Ha tenuto numerose collettive e personali in Italia e all'estero. Nel 2003 ha ricevuto il premio 'Fiori di Sicilia'.
Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero.
Nel 2013, ha ricevuto dalla Fondazione Civiltà Bresciana il premio Giannetto Valzelli per l'Arte.

Scrive il critico d'arte Andrea Baretta:
Una mostra retrospettiva che riprende una delle tappe principali della sua lunga esperienza artistica: il disegno e l'incisione. Un percorso intrapreso negli anni Settanta del Novecento attraverso lo studio dell'arte arrivando a risultati, nella pittura, che a loro volta hanno condotto a un linguaggio espressivo nuovo, quale metafora di una ricerca esistenziale. Anziché l'immagine ecco allora la forza ideativa e culturale che vede la migrazione verso diversità di definizioni su tracce a volte enigmatiche, tra segni in grado di evocare pulsioni che danno la stura a un'altra rappresentazione autonoma seppur riconducibile all'informale.

Silvana Lunetta ha inciso l'intreccio dell'essere e dell'agire che incontrano l'inconscio - in quell'art informel definita dal critico francese Tapié - in risultati fissati su lastre e fogli di carta che dal torchio divengono palcoscenico che ci fa quasi vedere l'artista all'opera. 'Sono magma di energie primordiali, in un neospazialismo 'scrive il critico d'arte Andrea Barretta - che alla natura fa riferimento, tra rocce e tronchi d'alberi, che Lunetta suscita in una visione di superfici che si perdono nella profondità percettibile non concettuale di un'arte pragmatica, a riprodurre sensazioni e paesaggi della sua Sicilia nei primordiali segni all'acquaforte e puntasecca o in alcuni disegni a china'.

La sua prima esposizione risale al 1975, cui seguirà proprio la pratica con la calcografia alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia (dove esporrà nel 1992) con i maestri Riccardo Licata e Nicola Sene. Mentre oggi sta in una sperimentazione continua, e va per una sua strada in rapporto all'arte, non provocatoria per attirare attenzione ma sostanza creativa per esprimersi in modo personale nell'evocare la semplicità di un'armonia che caratterizza un cantico all'indefinito ' e si nutre di significante estetico.

Per informazioni: 

Pro loco Soncino - APS Via Della Stampa, 4 '26029 Soncino (CR) Tel. 0374/84883
Museo della Stampa - Centro Studi Stampatori Ebrei Soncino, Via Lanfranco 6/8 –
26029 Soncino (CR) Tel. 0374 83171 facebook @museostampasoncino
www.museostampasoncino.it – info@museostampasoncino.it                                                                                     

 


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LUISELLA DELL'ACQUA

Il SEgno

COMUNICATO STAMPA

 Mostra itinerante 'Il SEgno'

Si apre il 28 Maggio - presso il Museo della Stampa Centro Studi Stampatori Ebrei di Soncino - una interessante esposizione artistica con una sessantina di opere di Luisella Dell'Acqua, che sarà possibile visitare fino al 19 giugno 2022.

 La mostra itinerante 'Il SEgno. Opere di Luisella Dell'Acqua', curata da Claudia Corti, Angelo  Piazzoli e Tarcisio Tironi era stata esposta dal 22 maggio al 13 giugno 2021 presso il MACS - Museo d'Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia, in collaborazione con Fondazione Credito Bergamasco.

Fondazione Creberg da oltre dieci anni ha ideato e realizzato un articolato progetto culturale che ha come obiettivo la sensibilizzazione del pubblico, attraverso esposizioni artistiche itineranti che approfondiscono tematiche profonde riguardanti la persona umana e l'ambiente circostante, collaborando con artisti contemporanei ai quali offre opportunità espositive in una logica di integrazione e valorizzazione a fini culturali.

Come aveva spiegato Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg, 'nelle suggestive incisioni di Luisella Dell'Acqua troviamo un profondo percorso umano, artistico, spirituale che 'partendo dall'analisi del sé 'vede nel 'segno' non un limite o un confine, ma un'apertura. Esso rappresenta infatti il punto di partenza di un itinerario, suddiviso in sezioni, che apre all'Altro (l'Uomo, con la sua Identità e con il richiamo al valore della Memoria), alla spiritualità (la Croce), al Mondo e ai Luoghi (le Mappe), alla Natura (il Leone), all'Operare (il Libro d'Artista), in una sorta di moderna declinazione dell''Ora et labora'. Il 'segno' diviene dunque 'SEgno', riflessione sul sé 'che si manifesta e si apre all'alterità 'immediatamente percepibile attraverso il linguaggio universale dell'arte."

 Luisella Dell'Acqua è artista milanese, formatasi presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano; ha sperimentato le tecniche incisorie presso gli Ateliers della Bottega del Tintoretto di Venezia, della Fondazione Federica Galli e dello stampatore varesino Roberto Giudici, frequentando i corsi della Fondazione Il Bisonte di Firenze (Centro Internazionale per lo Studio dell'Arte Grafica) e approfondendo la tecnica Hayter con Hector Saunier.

La mostra si compone di una sessantina di opere, realizzate dall'artista tra il 2013          e il 2020, tutte con la tecnica dell'incisione, tanto antica e importante quanto poco conosciuta, come spiega Claudia Corti, storica dell'arte: 'Tra il momento in cui si accende la scintilla dell'ideazione e l'istante in cui la lastra emerge dai rulli del torchio, passa del tempo, a volte giorni, se non intere settimane; è un tempo lunghissimo in cui l'artista ha un rapporto fisico con la lastra, paragonabile forse solo a quello tra lo scultore e la materia plastica: la scalfisce, la graffia, la 'morde' con l'acido, la carezza con l'inchiostro... È proprio questo aspetto che troppo spesso sfugge al pubblico, abituato a concepire come opera d'arte il solo prodotto finale, tela o scultura che sia, su cui l'artista ha lasciato il suo segno in maniera diretta e concreta; si fa fatica a comprendere come, nell'universo dell'incisione, il momento creativo non risiede  nella stampa finale, bensì nella preparazione della matrice che viene scavata in più tempi, nessuno dei quali uguale al precedente; sì, perché ad ogni graffio sulla matrice corrisponde un graffio alla propria coscienza di artista.'

 Conclude Giuseppe Cavalli, Responsabile del Museo della Stampa: 'Molto spesso ci si dimentica che le incisioni sono la prima forma di arte dell'uomo: basti pensare alle incisioni rupestri che possiamo ammirare vicino a noi, in Val Camonica.
Dopo averla riscoperta nel Rinascimento, molti tra i più grandi artisti si sono cimentati nell'incisione nelle sue varie forme, i 'Maestri' della fine del 1400 come Dürer, Correggio, Parmigianino e anche Botticelli si dedicò all'incisione, gliene furono infatti commissionate una trentina per illustrare la  Divina Commedia; nel 1600 Rembrandt e Van Dyck il Canaletto alla fine del 1600.
Nella Parigi degli anni '30 nascono gli 'esperimenti' di Hayter, ideatore di un metodo di incisione particolare, a colori, che vedremo applicato in alcune delle opere esposte,  ma anche le grafiche dei protagonisti dell'arte della fine degli anni '50 e 60 fra Burri e Lucio Fontana.Ringrazio Luisella per aver scelto anche il nostro Museo, come tappa nel viaggio intrapreso per far conoscere la sua arte, la sua voglia di scatenare emozioni e sensibilità. Fermandosi ad ammirare le sue opere si dimentica la vita frenetica che ci opprime e si torna a sognare'.

 L'esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 19 giugno 2022 secondo gli orari del Museo della Stampa: dal Martedì al Venerdì dalle ore 10,00 alle ore 12,30, Sabato Domenica e Festivi dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 18,00; nei giorni feriali è possibile, su prenotazione, la visita anche il pomeriggio dalle 14,30 alle 17,30 telefonando allo 0374 83171 o scrivendo a: info@museostampasoncino.it.

 Con il contributo di Fondazione Credito Bergamasco.

 

 

 

 

 

 


LABA Libera Accademia Belle Arti

SEGNI

L'esposizione è inserita nell'ambito delle numerose iniziative dell'accademia LABA di Brescia.

In questa mostra, gli studenti dell'accademia LABA di Brescia, coordinati dai loro professori presentano elaborati prodotti nelle cattedre di pittura, architettura d'interni e design della decorazione, illustrazione e incisione. Sono esposti disegni, incisioni, monotipi, libri d'artista, oggetti e sculture, prodotti durante gli ultimi anni accademici. La mostra, in programma nel 2020, è dovuta restare in sospeso causa pandemia ma ora può concretizzarsi esponendo una serie di opere che rappresentano varie tipologie tecniche ed espressive. Tutto questo e teso, non solo a mostrare il lavoro intenso e proficuo svolto dagli studenti e dall'accademia stessa, ma a cercare un dialogo con i fruitori della mostra che troveranno esposte opere di varie e complesse tecniche e di molteplici poetiche. Il dialogo con le nuove generazioni di creativi che si formano in questi luoghi istituzionali è di fondamentale importanza per le società aperte, nelle quali troviamo il fondamento umano e culturale delle nostre comunità.

Autori:

Nikolina Adamovic, Sarah B., Luna Belotti, Elisa Bertocchi, Alessia Busnardo, Laura Cantarelli, Emma Forcella, Laura Monai, Agnese Oprandi, Mara Pascarella, Luca Passeri, Gabriele Poli, Eliana Renzi, Ilaria Roselli, Giulia Russo, Maria Fatima Taglialatela, Marta Tessaroli, Sara Vermi. Partecipano con un lavoro collettivo le classi A1, B1, C1 del corso di progettazione degli interni e della decorazione.


ASSOCIAZIONE DAPHNE

Nessun luogo è lontano

Con un titolo che rende omaggio allo scrittore statunitense Richard David Bach, la mostra NESSUN LUOGO È LONTANO è un viaggio e una selezione di opere d'arte promossa dall'Associazione Culturale Daphne e dal Curatore newyorchese Paul Cabezas. La mostra coinvolge artisti visivi che hanno contribuito alla realizzazione dell'esperienza. Le opere, in formato cartolina ad evocare il ricordo di un viaggio, attraverso un linguaggio sospeso tra la classicità delle tecniche di stampa artistica e un linguaggio contemporaneo, hanno come prerogativa l'utilizzo del segno, della pittura e del collage. Il progetto della mostra è rimasto fermo per mesi, in attesa del momento giusto per partire. Per arrivare a destinazione, l'arte diventa così passeggera nei cuori dei viaggiatori, gli artisti che, provenienti da varie città d'Italia, Austria, Costa Rica e Germania, comprendono a pieno il motivo del viaggio, il senso del verbo andare. L'anima del viaggiatore viene portata alla sua vera destinazione: capire che nessun luogo è lontano. La nostra Associazione si distingue per i suoi progetti internazionali che hanno l'obiettivo di promuovere il riconoscimento delle diversità culturali, incoraggiando contatti e scambi tra nazioni, popoli, culture e religioni diverse. Per questo, 'Nessun luogo è lontano' non è solo il titolo di questa mostra ma un doveroso pensiero di solidarietà e profonda vicinanza al popolo Ucraino che in questo momento sta soffrendo, ribadendo il nostro rifiuto alla guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e a tutte le forme di violenza verso ogni forma di vita. Inoltre il recente periodo dominato dalla pandemia ci ha improvvisamente isolato e bloccato nelle nostre case, ci ha costretto a riflettere sul modo in cui abbiamo vissuto fino ad ora ed a mettere in discussione anche quello che per noi erano punti fermi. Ecco una grande occasione che ci permette di renderci conto della diversa dimensione e potenza dell'arte, che può viaggiare non solo nelle tre dimensioni dello spazio ma anche in un tempo multidirezionale, mettendo in comunicazione persone e mondi diversi ed apparentemente lontani sia nello spazio che nel tempo, scoprendo inedite somiglianze e sintonie

FERNANDO GALASSI

Segni e Colore

Al Museo della Stampa di Soncino, provincia di Cremona, da 12 al 27 marzo 2022 sarà visitabile la mostra personale dell'artista Fernando Galassi. Segni e Colore.
Vengono esposte opere che raffigurano un'emozione intima del pittore, resa con sintonia armonica, come musica misteriosa. Colori e segni gestuali, che si sovrammettono su piani diversi a formare intrecci inesplicabili, come scribbles che si sommano.
Aggregazioni cromatico-segniche che confondono gli archetipi in una frammentazione non oggettiva, con perdita di realismo, una destrutturazione, una vera decostruzione segreta di tracce di memoria indelebile; forme astratte mentali, quasi illusione.
Per Galassi, infatti, 'Creare significa poter sognare, sognare significa poter creare', ed inoltre, 'Poesia è un colore, poesia è un pensiero'.
La Vita e le Mostre

Fernando Galassi si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Firenze ed ivi ha conseguito la specializzazione in Oculistica.
Dalla fine degli anni Sessanta, si è dedicato anche all'arte contemporanea e classica, così come all'arte africana ed alla fotografia. Ha eseguito molte opere su carta e su tela, con soggetti dal figurativo all'astratto. Negli anni Settanta è stato ospitato per una personale di grafica presso la galleria AxA di Firenze.
Ha esposto recentemente le proprie opere in alcune importanti mostre personali:
-Biblioteca Civica, Palazzo Pretorio, presentazione di Luigi Paolo Finizio, Comune di Barberino di Mugello, 2014;
-Villa Vogel, Villa Strozzi, Comune di Firenze, presentazione di Luciano Lepri, 2014;
-Archivio di Stato Pistoia e Pescia, Biblioteca Fabroniana, Pistoia, presentazione di Sandra Marsini e Anna Agostini, 2015;
-Archivio di Stato di Pistoia e Pescia, Pescia, 2015;
-Palazzo della Corgna, presentazione di Luciano Lepri, Comune di Castiglione del Lago, Perugia, 2015;
-Palazzo Comunale di Casole d'Elsa, 2015;
-Biblioteca Civica Villa Amoretti, Comune di Torino, presentazione di Giancarlo Bassotti, 2015;
-Biblioteca Civica di Barberino di Mugello, Palazzo Pretorio, sala Vangi, 2016;
-Tre presentazioni di proprie opere al Giugno Musicale, Firenze, 'Careggi in musica', 2016;
-Biblioteca Nova, Isolotto Firenze, Chiostro di Villa Vogel, Firenze, presentazione di Gabriella Cinti, 2017;
-Sassoferrato, presentazione a cura di Laura Cavasassi, 2018.
-Museo della Stampa, Centro Studi Stampatori Ebrei, Soncino (CR), a cura di Roberto Luciani, 2021.A questo periodo risale il mio incontro con Fernando Galassi, tuttavia altri critici d'arte si sono interessati della sua pittura, tra questi Luciano Lepri, Sandra Marsini, Gabriella Cinti, Laura Cavasassi. La titolare della Galleria d'arte di Mantova, Arianna Sartori, nella rubrica ARTISTI OGGI della prestigiosa e storica rivista ARCHIVIO di dicembre 2021 (anno XXXIII, n. 10) ha delineato la figura di Galassi.

Dentro  la pittura

Nelle opere esposte nel marzo 2022 nell'antologica Fernando Galassi. Segni e Colore al Museo della Stampa di Soncino, c'è un tema ricorrente assimilabile ad un momento onirico, ad una sorta di velatura dell'inconscio.
Non diversamente sembra poter interpretare il ricorrente modello delle sinuose linee colorate su cui l'artista basa la sua creativa produzione.
Linee che si contaminano reciprocamente in modo apparentemente casuale ma in realtà in un attento e voluto assemblaggio, consapevole espressione di una lunga ricerca che in parte lo avvicina a Mario Schifano.
Espressioni che si moltiplicano e s'impongono come tema dominante di una sinfonia dalla purezza aurorale; un misto di forma e radiosità, laddove l'aggregazione dei rapporti cromatici che si vengono a creare, atti certo a delineare la usuale forma modulare, ma anche ad ottenere maggiore luminosità, con i colori che si integrano a vicenda con effetti di forte brillantezza.
Si tratta di trame singolari realizzate con calibrati segni colorati che manifestano palesemente una organizzazione testuale e una propria peculiare coesione semantica.
In altre opere Galassi abbandona le linee per produrre 'tarsie e incastri' dai colori vibranti che solo ad uno sguardo distratto potrebbero apparire dissonanti rispetto ai modelli precedentemente citati. La bellezza di questa produzione sta nella capacità del maestro di trasferire una sensazione di pace spirituale attraverso immagini solo apparentemente astratte, in grado di evocare l'atmosfera onirica e la spontaneità dell'espressionismo astratto, non priva di rimandi a Arshile Gorky.

I gialli intensi suggeriscono la luminosità del sole, i blu cobalto l'immagine tranquillizzante dell'acqua, si tratta di audaci realizzazioni concepibili attraverso captazioni mnemoniche e dal subconscio dove predomina un ordine di costruzione creato entro il margine preciso del foglio con la cosciente aderenza allo spirito di una morale iconografica ed estetica realizzata grazie alla meditazione appassionata della realtà.
Le opere assumono quindi l'accezione di autoriflessione e vaneggiamento, dove le linee difformemente colorate e i segni che attraversano la carta come espressivi bagliori sono l'emblema di un percorso interiore verso inquiete ed evocative forme pittoriche dove, pur in un linguaggio ritmico e seducente, in atmosfere chimeriche colme di sogno e poesia, si riscontra l'irrequieta visione del mondo di Fernando Galassi.
Conclusione: Con la sua produzione Galassi ci consegna un universo sentimentale emotivamente intenso. La straordinaria e significativa trama di segni modulari e colorati manifesta chiaramente una organizzazione testuale, una propria peculiare compattezza semantica.'Le righe gestuali di Fernando Galassi, a volte sono verticali, diritte, inclinate, spesso tracciate senza rigore con movimenti che la sua mano gli detta tutte le possibili interpretazioni e direzioni, segni che si dilatano nello spazio intorno al bianco come nella parete quando appare una luce improvvisa dove i gialli e i blu dominano un paesaggio astratto visto dall'alto di una collina, è come una mappa circondata da colori gaggianti che apre lo spazio interiore di un artista e lascia sognare l'osservatore lasciandogli un respiro in attesa di una pausa musicale'  (Roberto Luciani)

L'opera di Galassi è con ogni evidenza un'arte evocativa dalle rigide o fluttuanti ondulazioni. L'esito pittorico è nel segno della ricerca e della lucida riflessione, nel peculiare linguaggio artistico che appare come degna esemplificazione del raggiungimento di un equilibrio pressoché perfetto tra il sentimento morale e il contenuto plastico dei quadri.
 


PROGRAMMA MOSTRE 2021

Le mostre in programma per il 2021

La Stagione culturale del Museo della Stampa 'Centro Studi Stampatori Ebrei Soncino aprirà nel mese di Aprile per proseguire fino a Dicembre

Il museo ospiterà  opere di grafica, incisione, opere su carta, fotografie, segni di luce attraverso il neon.

Torneranno ad esporre artisti già noti per le loro opere e molte saranno le nuove proposte.
Ad inaugurare la stagione espositiva sarà la mostra collettiva dell' Accademia Laba di Brescia, con un'esposizione dal titolo Segni.

 Le mostre proseguiranno fino a Luglio  con tecniche e vissuti di vari artisti molto diversi fra loro che vedremo affiorare nelle opere proposte.
Si riprenderà alla fine di Agosto con le fotografie della Rocca di Soncino di Salvatore Attanasio: "Castelli Fantasmi, Leggende.

 Il programma delle mostre si protrarrà fino a inizio Gennaio 2022, con una personale dell'artista Roberta Pancera.

 Durante il corso dell'anno numerosi saranno gli appuntamenti rivolti a tutte le fasce di età, grande attenzione verrà riservata alle attività dedicate ai bambini e alle famiglie.

   Programma 2021:

Artista                           Titolo della Mostra  

-Accademia LABA -Accademia LABA  Segni'  dal   10/4 al   2/5    

-Luciano Pea                'Isole'                                   dal     8/5 al 30/5

-Maria Zanolli             'La misura del vuoto'            dal    5/6  al  4/7

-Salvatore Attanasio   'Castelli, Fantasmi leggende' dal  28/8 al 19/9

-Manuela Bedeschi     'Scipta Manent'                 dal  26/9 al 24/10

-Paolo Gubinelli 'L'Opera su carta di P.Gubinelli" dal 30/10 al 28/11

-Roberta Pancera        'Lasciare il segno'                  dal  4/12 al 9/1/22

 Con il Patrocinio della Provincia di Cremona, del Comune di Soncino e del Sistema Museale MO.e.Se..

  Orari: Martedì- Venerdì 10,00 ' 12,00

               Sabato e Festivi 10,00 ' 13,00 e 15,00 ' 18,00

                        Gli orari potranno subire variazioni

                    a causa della pandemia di Covid19 in atto.

Per informazioni:

 Associazione Pro loco Soncino, via Carlo Cattaneo 1 '26029 Soncino (CR)

Tel. 0374/84883 'Fax. 0374/84499
www.prolocosoncino.it - info@prolocosoncino.it

Museo della Stampa 'Centro Studi Stampatori Ebrei Soncino

Via Lanfranco 6/8 26029 Soncino (CR)

www.museostampasoncino.it ' info@museostampasoncino.it
FB: Museo della Stampa 'Casa Stampatori Ebrei Soncino

 


ROBERTA PANCERA

Mostra di incisioni

ROBERTA PANCERA

Nata a Brescia nel 1971, vive e lavora a Pavone del Mella (Bs).

Dopo il diploma conseguito al Liceo Artistico 'B. Bembo' di Cremona, prosegue gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano conseguendo la laurea nel 1993. L'anno successivo si aggiudica una Borsa di studio estiva promossa dall'Accademia d'Ungheria di Roma a Eger in Ungheria, sul tema'Monument living houses' .

Negli anni 2004/2005 è stata allieva del Maestro Incisore Vladimiro Elvieri e da questo incontro sperimenta l'uso di nuove tecniche e nuovi materiali.  Nascono lavori d'incisione nei quali prediligerà l'utilizzo della puntasecca su lastra di plexiglass.

Spaziando tra le diverse tecniche pittoriche, nel corso degli anni è stata chiamata a realizzare opere murali in spazi pubblici e privati, eseguiti con la tecnica ad affresco e a graffito, nei comuni di Ragoli (TN), Strembo (TN), Pinzolo (TN), Mortaso (TN), Campi di Riva del Garda (TN), Manerbio (BS), Pavone del Mella (BS), S.Gervasio Bresciano (BS), Bassano Bresciano (BS), Sommo (PV).

Dagli anni '90 ad oggi ha partecipato a numerose esposizioni collettive, a biennali d'incisione e a diversi concorsi in Italia ed all'estero, aggiudicandosi premi e segnalazioni per le sue opere, oltre ad aver fatto diverse mostre personali sul territorio nazionale.

Attualmente concilia il lavoro d'artista con l'insegnamento di Arte e Immagine presso l'Istituto Comprensivo di Pralboino (Bs).

Vladimiro Elvieri 'Maestro Incisore

Per secoli, il linguaggio dell'Incisione ha costituito la base per ogni sviluppo artistico, ha accompagnato le vicende storiche, e spesso anticipato temi e contenuti, grazie alla sua capacità di diffusione nei più ampi strati della popolazione. Parimenti, anche la ricerca tecnica si è evoluta nei secoli, e dopo la prima stagione della xilografia su legno, si è giunti, con l'invenzione del torchio calcografico, al periodo d'oro della tecnica a bulino, dalla seconda metà del Quattrocento alla metà del secolo successivo, passando poi alla tecnica dell'acquaforte, e cioè alla pratica dell'acidatura, a tutt'oggi la più diffusa tra gli incisori, e ad altri metodi calcografici diretti e indiretti, che hanno ampliato le possibilità espressive del mezzo incisorio, approdando, nel XX secolo, a una straordinaria fioritura di nuove esperienze, condotte soprattutto nei grandi atelier, fondando scuole e movimenti, ormai patrimonio della storia dell'arte e della cultura.

L'incisione possiede modi di conduzione che vanno dai più lenti e meditativi (ad es. il bulino) in cui è necessario un lungo tirocinio di apprendimento, a metodi nei quali la velocità di esecuzione fa parte dell'opera stessa; nel Novecento, sono tanti i sistemi inediti adottati dagli artisti, alla luce dei quali potremmo dire che ogni artista potrebbe inventarsi una diversa e più appropriata maniera per esprimere al meglio la propria poetica.

Tuttavia, l'incisione cosiddetta di 'traduzione', che per secoli ha avuto il merito di divulgare le immagini della storia dell'uomo, con opere sacre, profane, divulgative, scientifiche, architettoniche, pittoriche, ecc., soppiantata dall'avvento della litografia e poi soprattutto della fotografia, ha contraddistinto, agli occhi di molti, la stampa d'arte, svuotandola però di quei contenuti straordinari di unicità e d'invenzione, già peraltro largamente evidenziati nei secoli dai grandi maestri come Dürer, Rembrandt, Canaletto, Tiepolo, Piranesi, Picasso, Hayter, e tanti altri, relegandola, anche a causa di ottusi pregiudizi ottocenteschi perduranti fino ai giorni nostri, a mera riproduzione, senza una propria progettualità e sensibilità.

Di fatto, da quando l'incisione si è emancipata dai vincoli della 'traduzione', ha liberato le energie creative degli artisti, rendendosi un linguaggio pienamente autonomo, in grado di esprimere, attraverso la manualità e una prassi legata ai valori di una sensibilità corporea e di una alta artigianalità, oggi ingiustamente emarginati, persino nelle Accademie d'Arte, il pensiero individuale, e una ricchezza di significati raramente espressi con altri linguaggi.  

Incidere, oggi, nell'ambito di una società soggiogata dai nuovi sistemi tecnologici, non  in grado di opporsi alla sempre più massificante manipolazione delle coscienze, assume quindi il valore di un gesto rivoluzionario, di una riconquista della creatività e dell'immaginazione che rompono gli schemi degli ordini precostituiti, attraverso l'operare in profondità con gli strumenti (punte, rotelle, sgorbie, acidi ecc,) sulle materie (legno, metallo, plastiche ecc.), per far fluire, attraverso una ritrovata manualità, il pensiero che diventa realtà tangibile. Un gesto che ci rende protagonisti di noi stessi, per progettare un futuro degno dell'uomo e riscoprire i veri valori comunicativi.

Ecco ciò che leggo nelle incisioni di Roberta Pancera, che esprime la propria personalità con rara sensibilità e una chiarezza d'immagini che scaturiscono da una tecnica sopraffina come la 'puntasecca su plexiglas', in cui ogni errore, ogni ripensamento permane sulla lastra, e per mezzo della quale, l'autrice si interroga su una umanità che cerca un senso al proprio esistere, i suoi personaggi si intersecano su piani e prospettive utopistiche , ma sempre alla ricerca di una unità e di una meta comune, nel tentativo di costruire un mondo ideale, per vincere insieme le difficoltà e il dolore. Per Lei, la punta d'acciaio che scava la dura materia, è essenzialmente un modo ancestrale per fermare il proprio tempo; l'arte incisoria non è un passatempo ma una estrema necessità di cercare la bellezza, che impegna profondamente lo spirito. 

Una preziosa testimonianza da condividere.                                                                           Vladimiro Elvieri 2021   


OPERE SU CARTA di Paolo Gubinelli

Omaggio a Piero Manzoni

Considerazioni sull'arte di Paolo Gubinelli 

Paolo Bolpagni

 Portare sensatamente un contributo critico sull'opera di Paolo Gubinelli non è semplice, e per certi versi può apparire quasi temerario, considerando che hanno scritto di lui molti dei massimi esegeti dell'arte italiana contemporanea, da Lara-Vinca Masini a Giulio Carlo Argan, da Enrico Crispolti a Luciano Caramel, da Paolo Fossati a Giovanni Maria Accame, da Pierre Restany a Cesare Vivaldi, da Carlo Belloli a Fabrizio D'Amico, da Bruno Corà a Claudio Cerritelli, da Giorgio Cortenova a Tommaso Trini.

Insomma, Gubinelli è stato analizzato, posto nel giusto risalto, compreso e inserito a pieno titolo nell'alveo degli sviluppi delle arti visive aniconiche della seconda metà del XX secolo e poi dei primi due decenni del XXI. Uno degli esercizi tipici di chi voglia inquadrare l'attività e la vicenda creativa di un pittore consiste nel rinvenire ascendenze, individuare 'parentele' formali o espressive, inserirlo in una 'sequenza'. Si tratta di un'operazione necessaria e utile, perché consente con maggiore agevolezza il passaggio dalla critica alla storia. È più difficile, infatti, che gli isolati 'ossia coloro che sono classificabili a stento, che sfuggono o si sottraggono a un'indagine di questo tipo 'siano acquisiti dalla sintesi del racconto retrospettivo (così come, all'opposto, quelli che sono fin troppo amalgamati in una tendenza o in uno stile, quasi da confondersi con essi e smarrire la propria individualità). D'altro canto, nulla mi distoglierà mai dall'idea che, essendo l'individuo, nella sua unicità, irriducibile a qualsivoglia generalizzazione, in qualunque chiave e prospettiva essa sia (siamo tutti diversi, c'è poco da controbattere!), anche nell'àmbito artistico, pur nell'ovvia esigenza di stabilire linee di connessione e sviluppo, di ravvisare rapporti e scambi, di elaborare una 'tassonomia' entro la complessità fenomenologica delle manifestazioni espressive e formali, resti il problema della comprensione piena e autentica della personalità del singolo. Anzi, volendo portare alle estreme conseguenze il ragionamento, si potrebbe giungere alla conclusione che l'opera stessa sia un unicum, e che discettare sulla globale produzione di un artista, o anche soltanto su un ciclo o su una serie di lavori, rischi di non centrare l'obiettivo di una perfetta intellezione del suo quid più profondo e genuino.Gli interrogativi metodologici che mi rivolgo non sono certo originali: basterebbe por mente a Walter Benjamin e alle riflessioni sul concetto di 'critica' come 'completamento' dell'opera ed 'esperimento' su di essa, per ammutolire e riscoprirsi epigonali pensatori di pensieri già pensati. Tuttavia è pur vero che si tratta di domande non più così comuni, in una realtà di studi spesso appiattiti in maniera banale su questioni irrilevanti o secondarie, quasi sempre d'importazione statunitense (dalla dialettica fra modernismo e anti-modernismo ai gender studies), supinamente accolte da chi dovrebbe semmai attingere a ben altre radici e fonti di riflessione critica, europee e in special modo italiane e francesi, e da queste ripartire per lo sviluppo di un metodo sensato di analisi ed ermeneusi. 

Mi si perdoni dunque l'inattualità di questa premessa teorica, che è sgorgata spontanea dalla meditazione sull'opera di Paolo Gubinelli, in particolare dei suoi lavori realizzati con tratti graffiti sulla carta mediante l'utilizzo di lame, con colori in polvere, con acquerelli, con piegature del supporto, con frottages, con scavi nel polistirolo, e inoltre dei rilievi su ceramica, su porcellana e su vetro, delle incisioni su plexiglas, fino alla dimensione dell'installazione ambientale. La varietà tipologica è ampia, ma non frastornante, perché consente di cogliere, allo sguardo di chi sia educato al saper vedere, una continuità di ricorrenze formali e di intenzionalità e forsanche attitudini psicologiche ad esse sottese (sulle quali, però, sarebbe arbitrario e un po' presuntuoso pronunciarsi). 

A costruire il campo dell'immagine è il segno: un segno sottile e spesso irregolare, che ha trovato nella dinamica della scalfittura il proprio modo precipuo d'estrinsecarsi. Non lo ritengo emblema o metafora di una ferita, il che sarebbe troppo scontato, bensì di una ricerca di esprit de finesse, che si appalesa in una scrittura che è un personalissimo linguaggio, un sistema di forme simboliche da decodificare con pazienza ed esercizio. In questo lessico troviamo strutture di linee pressoché parallele, simili a frammenti di tetragrammi o pentagrammi (privi però di note: il riferimento alla grafia musicale sarebbe estrinseco), segmenti che si incrociano 'creando angoli ottusi e acuti 'in sequenze di reticolati, segni ondulati e curvi in dialettico dialogo con queste, diagonali o pseudo-diagonali, fasci di rette che attraversano l'intero campo visivo dell'opera, talvolta rastremate, raggruppamenti irregolari, punti singoli e autonomi o organizzati in successioni. In alcuni casi è la sola configurazione lineare a determinare la manifestazione fenomenica del lavoro di Gubinelli, in una monocromia bianca che in realtà è apparente, giacché i graffi e le incisioni provocano comunque chiaroscuri e quindi gradazioni di grigi, mostrando una sensibilità dell'artista per le facoltà insieme 'costruttive' e poetiche della luce. Là dove è impiegato il colore, la sua funzione è, per così dire, contrappuntistica rispetto al segno, alla stregua che, in una fuga, il controsoggetto, o meglio il divertimento, nell'accezione di transizione fra esposizioni e/o riesposizioni del tema. Ciò non significa certo che esso costituisca un dato esornativo o secondario; anzi, quando compare, diventa un fattore significante ed essenziale nell'economia dell'opera, nell'equilibrio degli elementi, arrivando addirittura a esserne il fulcro, il centro calamitante. Accade anche che sia utilizzato in chiave lirico-espressiva, evocativa, oppure, soprattutto nei rilievi in ceramica, associato a determinate forme geometriche. 

Immancabilmente, quale che sia il trattamento delle componenti visive, nonché il ricorso ad alcune piuttosto che ad altre, in combinazioni anche assai variate, con evidente gusto del ritmo e della concinnitas, la sottigliezza di Paolo Gubinelli emerge come una qualità caratteristica di una maniera davvero personale di fare arte, che si colloca al di là e di fuori da tendenze precise, fermo restando l'ovvio presupposto della lezione degli astrattisti degli anni dai Dieci ai Trenta, di Lucio Fontana e degli Spazialisti. 

(Botticino Sera, 3 gennaio 2019) 

Direttore, Fondazione Centro Studi Ragghianti, Lucca

 


MANUELA BEDESCHI

Scripta Manent

Stay tuned: a Soncino, le immagini, le opere luminose, le vetrate squillanti di accensioni cromatiche - nell'antica torre che ospita il Museo della stampa/centro studi stampatori ebrei - portano in alto. Ogni step, ogni sguardo, ogni opera diventa indicazione perfetta per ascendere a una dimensione onirica. Di piano in piano i gradini dell'antico torrione si trasformano in una vera scala verso il cielo: il sogno diventa così la chiave di lettura di un intervento artistico in cui ogni senso può essere svelato e tutto può essere guardato, pensato e ascoltato. È come se si aprisse una porta magica che permette di riflettere, analizzare, capire, e continuare a scoprire l'infinita strada da percorrere. Stay Tuned: questa mostra specialissima richiede dunque un'attività immaginativa supplementare: le opere trasformano l'intero contesto in un viaggio fatto di scoperte capaci di far uscire dalla realtà, perché agli sguardi del visitatore, tra continui interrogativi, tutto si propone come uno stimolo alla fantasia e alla curiosità. Stay Tuned. I neon accesi di colori saturi, di parole incastonate negli antichi spazi del Museo rendono tangibile qualcosa che, per definizione, senza supporto e materializzazione, resterebbe labile e volatile: il linguaggio verbale, col suo bagaglio lessicale, necessita infatti della parola scritta. A tutto ciò rimanda una sorta di truism luminoso (per dirlo alla maniera di Jenny Holzer) che recita Scripta manent. Appunto. Stay Tuned: Manuela Bedeschi ha collocato dunque i suoi neon all'interno delle finestre dell'antica casa torre del secondo quattrocento, appartenuta ai Soncino, e li ha resi due volte leggibili: dall'interno e dall'esterno. Le opere sono scritte al neon, con parole da vecchi esistenzialisti post concettuali: vola, sogna, segno' Guarda, pensa, ascolta: la prima sala del museo, accanto all'antico torchio ligneo, presenta operazioni ispirate, che rimandano ad esplorazioni in anfratti espressivi, scandagliati con una caparbietà estetica che ancora produce effetti fecondi nei loro riverberi di luce e di senso. Bellezza delle parole, reminiscenza di un'operazione che rimanda a Colui che, quando volle creare il mondo, guardò la Torah, parola per parola: e il mondo fu. E dunque ecco che «in principio era la parola»: perché la parola, di per sé, crea, stupisce, muove, ed è energia di trasformazione e cambiamento. Le opere/moniti di Manuela sono infatti consigli per un'etica dell'amore del pianeta e del prossimo. Imperativi per un'arte che chiede ai materiali raggianti e radiosi, dunque a materiali estranei alla tradizione - ma comuni a una pratica del contemporaneo che da Lucio Fontana porta a Bruce Nauman (e solo per fare due nomi) - di tramutarsi in fonte di meraviglia e di emozionante stupore, grazie anche a un lessico essenziale e affascinante come quello suggerito da Panta rei. Le scatole luminose creano dunque strutture sceniche che si muovono sulle vibrazioni luministiche del materiale di partenza, il neon, che, nei suoi riflessi, offre alle parole una consistenza fluida e fluttuante, capace qui di comunicare più della carta. Le vetrate, fatte di carte veline colorate, si accendono invece, al secondo piano della dimora dei Soncino, grazie alla luce che filtra dalle finestre, come accadeva (e accade) nelle vetrate gotiche. Entrano qui in gioco un'installazione e una strutturazione dello spazio che trovano nella carta il necessario e dovuto confronto/omaggio alla tradizione del museo della stampa. Sfilano davanti a noi note speciali di una messa in scena in cui la sensibilità femminile supera la razionalità dello spazio e della tecnica per addentrarsi negli orizzonti della poesia. Il museo dunque si è ora trasformato in un ambiente onirico, abitato da presenze e frequenze elettromagnetiche guizzanti: ci si muove in una sorta di acquario vivente, abitato da lunghezze d'onda danzanti. Stay tuned. Si procede ancora. E alla fine, in un buio corridoio, le scatole luminose della Bedeschi si accendono di una esplosiva sostanza eversiva: deflagrano nella struttura museale. La loro luce e la capacità di appropriarsi e trasformare lo spazio creano forze, di volta in volta, centripete e centrifughe, che, nella loro instabilità, delineano il destino stesso delle forme, la loro vitalità, la loro imprevedibilità, il fascino di un messaggio intrecciato di senso e di bellezza. Lo scintillio vibratile dei riflessi dei neon dematerializza le pareti e dà forma alla materia dei sogni: materia biblica per eccellenza. Lampeggia, dappertutto, una risacca di parole che sanno di avvertimento, di necessità di 'riparazione del mondo'. Paura, tensione, desiderio, sono affidate a messaggi di luce, diventano un memento mori che trova, nella materia della contemporaneità, un raro e raffinato strumento di meditazione, dove all'armonica interrelazione col museo è affidata una dimensione da intervento site-specific. Testo di Gianfranco Ferlisi

CASTELLI FANTASMI LEGGENDIE

Salvatore Attanasio

'Castelli, Fantasmi, Leggende' non una mostra ma un ciclo di mostre programmate con un dettagliato Progetto presentato all'interno del sito www.castelli-fantasmi-leggende.it insieme alle immagini dei castelli, date degli eventi e tutte le info a riguardo. Il Progetto iniziato nel settembre 2019 continua dunque il suo percorso. Dopo le mostre nei castelli di Padernello e di Gorzone, è la volta della mostra-evento dal 28 agosto a Soncino, nel Museo della Stampa. Il Progetto proseguirà fino al 2023, anno in cui l'evento sarà ospitato a Brescia e Bergamo nel programma degli Eventi per Brescia e Bergamo Capitali della Cultura. LA MOSTRA: DESCRIZIONE Inizialmente solo la mostra inaugurale del ciclo, quella di Padernello, era prevista come mostra dedicata ad un solo Castello. Dall'Evento di Soncino invece le fotografie illustreranno fatti e storie tratti dalle leggende di più Castelli. Ecco che i visitatori potranno emozionarsi davanti alle immagini ispirate da storie o leggende diverse. Per ora rivivremo le vicende di Padernello e Gorzone di cui alcune immagini sono ospitate nella 'Sala delle Stampe'. Scopriremo invece le inedite immagini che si ispirano alla 'Leggenda delle due Torri', la delicatissima dolce struggente storia ambientata intorno alla Rocca di Soncino, che Anna Martinenghi ha concepito, proposte nella 'Sala del Torchio a Stella'. Per meglio comprendere la lettura delle immagini di quest'ultima leggenda si consiglia di leggere la 'Leggenda delle Due Torri' al link www.castelli-fantasmi-leggende.it/soncino_la_leggenda_delle_due_torri.html Le stampe, in grande formato, realizzate con tecnica fineart in rigoroso bianconero, esposte in cornici retroilluminate, racconteranno ai visitatori la triste storia di Nives e Valente, complice e testimone la Rocca di Soncino. INFO & RIFERIMENTI Inaugurazione sabato 28 agosto 2021 alle ore 17, Museo della Stampa, via Lanfranco, 6. Chiusura domenica 19 settembre 2021. aperto da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.30 sabato e festivi dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.00. Info alle mail: info@museostampasoncino.it - info@prolocosoncino.it Info e prenotazioni: 0374.83.171 - 0374.84.883
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