Si apre Sabato 3 settembre presso il Museo della Stampa Centro Studi Stampatori Ebrei di Soncino - una interessantissima esposizione artistica di opere di Adriana Pullio che sarà possibile visitare fino al 25 settembre 2022.
Adriana nasce a Luino
(VA) nel 1943, si trasferisce nel 1953, con la famiglia a Milano, dove consegue
il diploma all'Accademia di Belle Arti di Brera.
Insegna disegno e storia
dell'arte per oltre trentacinque anni.
Vive l'ambiente culturale
e artistico dei Navigli negli anni sessanta e settanta frequentando tutti gli
artisti che in quegli anni avevano la loro base a Milano fucina di idee che
segneranno gli anni successivi.
Ha vissuto la diatriba tra astrattismo e realismo figurativo in contrasto con
l'informale e l'astrattismo geometrico.
La mostra si compone di una cinquantina di opere, alcune stampe addirittura realizzate dall'artista agli inizi della carriera quando era ancora studentessa e dipinti gli ultimi realizzati nel 2022.
Adriana Pullio ama i colori. È palpabile. E li accosta uno all'altro tra rossi e blu o verdi e aranci, per vederli assieme tra campiture geometriche e linee in tagli cromatici che si fanno epidermide. E usa la linea. Altrettanto evidente. Ora minuta ora a delineare lo spazio di un quadrato o di un rettangolo, ora centrale, ora a fare da prospettiva in un rimando ad altre sequenze che si succedono una all'altra. Che sono confini cui giungere per esplorare l'oltre, quasi fessure come orizzonti cui guardare nel limite che non è mai barriera ma estremità come demarcazione. E poi la luminosità tra addossamenti nitidi, come manifestazione del racchiuso di tele in allungamenti spaziali d'insiemi accordati come in uno spartito.
MUSEO
STAMPA SONCINO
Giuseppe Cavalli
ASSOCIAZIONE ITALIANA EX LIBRIS
"L'A.I.E.L., NATA NEL 1986 SENZA SCOPO DI LUCRO HA
LO SCOPO DI PROMUOVERE E SVILUPPARE LA DIFFUSIONE DELL'EX LIBRIS, OVVERO
UN'ETICHETTA PERSONALIZZATA CON UN DISEGNO NON NECESSARIAMENTE ARTISTICO E CHE
PORTA INCISO IL NOME E IL COGNOME DEL TITOLARE DI UNA RACCOLTA DI LIBRI.
L'ASSOCIAZIONE PROMUOVE L'EX LIBRIS
NELLE SUE DIVERSE TECNICHE INCISORIE E DELLA PICCOLA GRAFICA, MEDIANTE
L'ESERCIZIO DI ATTIVITÀ CULTURALI ED ARTISTICHE E DELLA PUBBLICAZIONE E
DIFFUSIONE DELLA RIVISTA "L'EX LIBRIS ITALIANO".
NEL TEMPO LA
CONCEZIONE DELL'EX LIBRIS SI È MODIFICATA. OGGI ALLA FUNZIONE
ORIGINARIA DI CONTRASSEGNO DI PROPRIETÀ LIBRARIA SI È SOSTITUITA QUELLA DI
'PICCOLA GRAFICA D'ARTE DEDICATA',
L'ASSOCIAZIONE FRA LE ALTRE INNUMEREVOLI MANIFESTAZIONI
HA PARTECIPATO AL MEMORIALE DEL SETTECENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI
DANTE ALIGHIERI NEL 2021 NEL COMUNE DI BODIO LOMNAGO
SI TRATTA DI UNA MOSTRA DI artisti nazionali ed esteri che hanno partecipato AL CONCORSO
INTERNAZIONALE DI EX LIBRIS ORGANIZZATO NEL CORSO DEL 2021 DALLA ASSOCIAZIONE
ITAIANA EX LIBRIS E DALLA BIBLIOTECA COMUNALE DI BODIO LOMNAGO (VA), CON IL
PATROCINIO DI REGIONE LOMBARDIA, PROVINCIA DI VARESE E FONDAZIONE COMUNITARIA
DEL VARESOTTO.
LA MOSTRA E' STATA INSERITA NELL'ELENCO UFFICIALE DELLE CELEBRAZIONI DANTESCHE
REDATTO DAL COMITATO "DANTE 2021", ISTITUITO PRESSO IL MINISTERO
DELLA CULTURA.
IL CONCORSO ERA APERTO AD ARTISTI AFFERMATI ITALIANI E
STRANIERI, OLTRE CHE AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE ED ALLE ACCADEMIE D'ARTE
DI TUTTO IL MONDO. LE OPERE ESPOSTE SONO STATE TUTTE REALIZZATE CON LE TECNICHE
CLASSICHE DELL'INCISIONE (CALCOGRAFIA, XILOGRAFIA E LITOGRAFIA). IL CORPO DELLA
MOSTRA SI COMPONE DI OLTRE 120 GRAFICHE, RIPRODOTTE IN ALTA QUALITA'.
LA MOSTRA E' STATA INAUGURATA UFFICIALEMNTE LO SCORSO MESE DI
OTTOBRE NELLA CORNICE DEL GRAND HOTEL PALACE DI VARESE, DURANTE IL MEETING
BIENNALE DELL'EX LIBRIS, E SUCCESSIVAMENTE ESPOSTA IN DIVERSE LOCALITA'
PRESTIGIOSE IN ITALIA E IN EUROPA (GAETA, FREDERIKSHAVN, VELIKO TARNOVO, VARNA)
E IN AUTUNNO SARA' VISITABILE PRIMA A BURGAS E SUCCESSIVAMENTE A PALERMO, PRIMA
DI CONCLUDERE IL TOUR A SINT NIKLAAS AL MUSEO EUROPEO DEL'EX LIBRIS.
E' CON GRANDE SODDISFAZIONE CHE RIUSCIAMO AD ESPORRE
QUESTA SERIE DI 88 OPERE NELLE SALE DEL MUSEO DELLA STAMPA DI SONCINO E PER
QUESTO DEVO RINGRAZIARE IL SEGR. DELL'ASSOCIAZIONE DR. MARCO FRANZETTI E LA
PRESIDENTE DR.SSA ANTONELLA MENSI
GIUSEPPE CAVALLI
Sabato 25 giugno presso il Museo della Stampa di
Soncino alle ore 18,00 verrà inaugurata la mostra di Silvana Lunetta: 'Incidere
l'informale', con presentazione del critico d'arte Andrea Baretta.
Silvana
Lunetta nasce nel 1946 a Caltanissetta. Si trasferisce a Brescia nel 2012.
Docente
del secondario, ha promosso l'arte terapia per i ragazzi diversamente abili.
Ha seguito corsi di incisione presso la Scuola
Internazionale di Grafica di Venezia, con Riccardo Licata e corsi di ceramica a
Firenze e a Faenza, dove ha approfondito la tecnica del Raku.
Inizia
la sua attività espositiva nel 1975 a Caltanissetta. Ha tenuto numerose
collettive e personali in Italia e all'estero. Nel 2003 ha ricevuto il premio
'Fiori di Sicilia'.
Sue opere si trovano in collezioni
pubbliche e private in Italia e all'estero.
Nel 2013, ha ricevuto dalla Fondazione Civiltà Bresciana il premio Giannetto
Valzelli per l'Arte.
Scrive il critico d'arte Andrea Baretta:
Una
mostra retrospettiva che riprende una delle tappe principali della sua lunga
esperienza artistica: il disegno e l'incisione. Un percorso intrapreso negli
anni Settanta del Novecento attraverso lo studio dell'arte arrivando a
risultati, nella pittura, che a loro volta hanno condotto a un linguaggio
espressivo nuovo, quale metafora di una ricerca
esistenziale. Anziché l'immagine ecco allora la forza ideativa
e culturale che vede la migrazione verso diversità di definizioni su tracce a
volte enigmatiche, tra segni in grado di evocare pulsioni che danno la stura a
un'altra rappresentazione autonoma seppur riconducibile all'informale.
Silvana Lunetta ha inciso l'intreccio dell'essere
e dell'agire che incontrano l'inconscio - in quell'art informel definita dal critico francese Tapié - in risultati
fissati su lastre e fogli di carta che dal torchio divengono palcoscenico che
ci fa quasi vedere l'artista all'opera. 'Sono magma di energie primordiali, in
un neospazialismo 'scrive il critico d'arte Andrea Barretta - che alla natura
fa riferimento, tra rocce e tronchi d'alberi, che Lunetta suscita in una
visione di superfici che si perdono nella profondità percettibile non
concettuale di un'arte pragmatica, a riprodurre sensazioni e paesaggi
della sua Sicilia nei primordiali segni all'acquaforte e puntasecca o in alcuni
disegni a china'.
La sua prima esposizione risale al 1975, cui seguirà proprio la pratica con la calcografia alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia (dove esporrà nel 1992) con i maestri Riccardo Licata e Nicola Sene. Mentre oggi sta in una sperimentazione continua, e va per una sua strada in rapporto all'arte, non provocatoria per attirare attenzione ma sostanza creativa per esprimersi in modo personale nell'evocare la semplicità di un'armonia che caratterizza un cantico all'indefinito ' e si nutre di significante estetico.
Per informazioni:
Pro loco Soncino - APS Via Della
Stampa, 4 '26029 Soncino (CR) Tel. 0374/84883
Museo della Stampa - Centro Studi Stampatori Ebrei Soncino, Via Lanfranco 6/8 –
26029 Soncino (CR) Tel. 0374 83171 facebook @museostampasoncino
www.museostampasoncino.it –
info@museostampasoncino.it
COMUNICATO STAMPA
Mostra itinerante 'Il SEgno'
Si apre il 28 Maggio - presso il Museo della Stampa Centro Studi Stampatori Ebrei
di Soncino - una interessante esposizione artistica con una sessantina di opere di Luisella Dell'Acqua, che sarà possibile
visitare fino al 19 giugno 2022.
La mostra itinerante 'Il SEgno. Opere di Luisella Dell'Acqua', curata da Claudia Corti, Angelo Piazzoli e Tarcisio Tironi era stata esposta dal 22 maggio al 13 giugno 2021 presso il MACS - Museo d'Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia, in collaborazione con Fondazione Credito Bergamasco.
Fondazione Creberg da oltre dieci anni ha ideato e realizzato un articolato progetto culturale che ha come obiettivo
la sensibilizzazione del pubblico, attraverso esposizioni artistiche itineranti che approfondiscono tematiche
profonde riguardanti la persona
umana e l'ambiente circostante, collaborando con artisti contemporanei ai
quali offre opportunità espositive in una logica
di integrazione e valorizzazione a fini culturali.
Come aveva spiegato Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg,
'nelle suggestive incisioni di Luisella
Dell'Acqua troviamo un profondo percorso umano, artistico, spirituale che 'partendo dall'analisi del sé 'vede nel 'segno' non un limite o un confine, ma
un'apertura. Esso rappresenta infatti il punto di partenza di un itinerario, suddiviso in sezioni,
che apre all'Altro
(l'Uomo, con la sua Identità
e con il richiamo al valore della Memoria),
alla spiritualità (la Croce), al Mondo e ai Luoghi (le Mappe), alla Natura (il Leone), all'Operare (il Libro
d'Artista), in una sorta di moderna declinazione dell''Ora
et labora'. Il 'segno' diviene
dunque 'SEgno', riflessione sul sé 'che si manifesta e si
apre all'alterità 'immediatamente percepibile attraverso il linguaggio universale dell'arte."
Luisella Dell'Acqua è artista milanese, formatasi presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano; ha sperimentato le tecniche incisorie presso gli Ateliers della Bottega del Tintoretto di Venezia, della Fondazione Federica Galli e dello stampatore varesino Roberto Giudici, frequentando i corsi della Fondazione Il Bisonte di Firenze (Centro Internazionale per lo Studio dell'Arte Grafica) e approfondendo la tecnica Hayter con Hector Saunier.
La mostra si compone di una sessantina di opere, realizzate
dall'artista tra il 2013 e il 2020, tutte con la
tecnica dell'incisione, tanto antica e importante quanto poco conosciuta, come
spiega Claudia Corti, storica dell'arte: 'Tra il momento in cui si
accende la scintilla dell'ideazione e l'istante in cui la lastra emerge dai rulli del torchio, passa del
tempo, a volte giorni, se non intere settimane;
è un tempo lunghissimo in cui l'artista ha un rapporto fisico con la lastra, paragonabile forse solo a quello
tra lo scultore e la materia plastica: la scalfisce,
la graffia, la 'morde' con l'acido, la carezza con l'inchiostro... È proprio
questo aspetto che troppo spesso sfugge al pubblico, abituato
a concepire come opera d'arte
il solo prodotto finale, tela o scultura che sia, su cui l'artista ha lasciato il suo segno in maniera diretta e
concreta; si fa fatica a comprendere
come, nell'universo dell'incisione, il momento creativo non risiede nella
stampa finale, bensì nella preparazione della matrice che viene scavata in più tempi, nessuno dei quali uguale al
precedente; sì, perché ad ogni graffio sulla matrice
corrisponde un graffio alla propria coscienza di artista.'
L'esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 19 giugno 2022 secondo gli orari del Museo della Stampa: dal Martedì al Venerdì dalle ore 10,00 alle ore 12,30, Sabato Domenica e Festivi dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 18,00; nei giorni feriali è possibile, su prenotazione, la visita anche il pomeriggio dalle 14,30 alle 17,30 telefonando allo 0374 83171 o scrivendo a: info@museostampasoncino.it.
Con il contributo di Fondazione Credito Bergamasco.
L'esposizione
è inserita nell'ambito delle numerose iniziative dell'accademia LABA di Brescia.
In questa mostra, gli studenti dell'accademia LABA di
Brescia, coordinati dai loro professori presentano elaborati prodotti nelle
cattedre di pittura, architettura d'interni e design della decorazione,
illustrazione e incisione. Sono esposti disegni, incisioni, monotipi, libri
d'artista, oggetti e sculture, prodotti durante gli ultimi anni accademici. La
mostra, in programma nel 2020, è dovuta restare in sospeso causa pandemia ma
ora può concretizzarsi esponendo una serie di opere che rappresentano varie
tipologie tecniche ed espressive. Tutto questo e teso, non solo a mostrare il
lavoro intenso e proficuo svolto dagli studenti e dall'accademia stessa, ma a
cercare un dialogo con i fruitori della mostra che troveranno esposte opere di
varie e complesse tecniche e di molteplici poetiche. Il dialogo con le nuove
generazioni di creativi che si formano in questi luoghi istituzionali è di
fondamentale importanza per le società aperte, nelle quali troviamo il
fondamento umano e culturale delle nostre comunità.
Autori:
Al Museo della Stampa di
Soncino, provincia di Cremona, da 12 al 27 marzo
2022 sarà visitabile la mostra personale dell'artista Fernando
Galassi. Segni e Colore.
Vengono esposte opere che raffigurano
un'emozione intima del pittore, resa con sintonia armonica, come musica
misteriosa. Colori e segni gestuali, che si sovrammettono su piani diversi a
formare intrecci inesplicabili, come scribbles che si sommano.
Aggregazioni cromatico-segniche che
confondono gli archetipi in una frammentazione non oggettiva, con perdita di
realismo, una destrutturazione, una vera decostruzione segreta di tracce di
memoria indelebile; forme astratte mentali, quasi illusione.
Per Galassi, infatti, 'Creare significa
poter sognare, sognare significa poter creare', ed inoltre, 'Poesia è un
colore, poesia è un pensiero'.
La Vita e
le Mostre
Fernando Galassi si è laureato in
Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Firenze ed ivi ha
conseguito la specializzazione in Oculistica.
Dalla fine degli anni Sessanta, si è
dedicato anche all'arte contemporanea e classica, così come all'arte africana
ed alla fotografia. Ha eseguito molte opere su carta e su tela, con soggetti
dal figurativo all'astratto. Negli anni Settanta è stato ospitato per una personale
di grafica presso la galleria AxA di Firenze.
Ha esposto recentemente le proprie opere
in alcune importanti mostre personali:
-Biblioteca Civica, Palazzo Pretorio,
presentazione di Luigi Paolo Finizio, Comune di Barberino di Mugello, 2014;
-Villa Vogel, Villa Strozzi, Comune di
Firenze, presentazione di Luciano Lepri, 2014;
-Archivio di Stato Pistoia e Pescia,
Biblioteca Fabroniana, Pistoia, presentazione di Sandra Marsini e Anna
Agostini, 2015;
-Archivio di Stato di Pistoia e Pescia,
Pescia, 2015;
-Palazzo della Corgna, presentazione di
Luciano Lepri, Comune di Castiglione del Lago, Perugia, 2015;
-Palazzo Comunale di Casole d'Elsa,
2015;
-Biblioteca Civica Villa Amoretti,
Comune di Torino, presentazione di Giancarlo Bassotti, 2015;
-Biblioteca Civica di Barberino di
Mugello, Palazzo Pretorio, sala Vangi, 2016;
-Tre presentazioni di proprie opere al
Giugno Musicale, Firenze, 'Careggi in musica', 2016;
-Biblioteca Nova, Isolotto Firenze,
Chiostro di Villa Vogel, Firenze, presentazione di Gabriella Cinti, 2017;
-Sassoferrato, presentazione a cura di
Laura Cavasassi, 2018.
-Museo della Stampa, Centro Studi
Stampatori Ebrei, Soncino (CR), a cura di Roberto Luciani, 2021.A questo periodo risale il mio incontro
con Fernando Galassi, tuttavia altri critici d'arte si sono interessati della
sua pittura, tra questi Luciano Lepri, Sandra Marsini, Gabriella Cinti, Laura
Cavasassi. La titolare della Galleria d'arte di Mantova, Arianna Sartori, nella
rubrica ARTISTI OGGI della prestigiosa e storica rivista ARCHIVIO di dicembre
2021 (anno XXXIII, n. 10) ha delineato la figura di Galassi.
Dentro la pittura
Nelle opere esposte nel marzo 2022
nell'antologica Fernando Galassi. Segni e Colore al Museo della Stampa di Soncino,
c'è un tema ricorrente assimilabile ad un momento onirico, ad una sorta di
velatura dell'inconscio.
Non diversamente sembra poter
interpretare il ricorrente modello delle sinuose linee colorate su cui
l'artista basa la sua creativa produzione.
Linee che si contaminano reciprocamente
in modo apparentemente casuale ma in realtà in un attento e voluto
assemblaggio, consapevole espressione di una lunga ricerca che in parte lo
avvicina a Mario Schifano.
Espressioni che si moltiplicano e
s'impongono come tema dominante di una sinfonia dalla purezza aurorale; un
misto di forma e radiosità, laddove l'aggregazione dei rapporti cromatici che
si vengono a creare, atti certo a delineare la usuale forma modulare, ma anche
ad ottenere maggiore luminosità, con i colori che si integrano a vicenda con
effetti di forte brillantezza.
Si tratta di trame singolari realizzate
con calibrati segni colorati che manifestano palesemente una organizzazione
testuale e una propria peculiare coesione semantica.
In altre opere Galassi abbandona le
linee per produrre 'tarsie e incastri' dai colori vibranti che solo ad uno
sguardo distratto potrebbero apparire dissonanti rispetto ai modelli
precedentemente citati. La bellezza di questa produzione sta nella capacità del
maestro di trasferire una sensazione di pace spirituale attraverso immagini
solo apparentemente astratte, in grado di evocare l'atmosfera onirica e la
spontaneità dell'espressionismo astratto, non priva di rimandi a Arshile Gorky.
I gialli intensi suggeriscono la
luminosità del sole, i blu cobalto l'immagine tranquillizzante dell'acqua, si
tratta di audaci realizzazioni concepibili attraverso captazioni mnemoniche e
dal subconscio dove predomina un ordine di costruzione creato entro il margine
preciso del foglio con la cosciente aderenza allo spirito di una morale
iconografica ed estetica realizzata grazie alla meditazione appassionata della
realtà.
Le opere assumono quindi l'accezione di
autoriflessione e vaneggiamento, dove le linee difformemente colorate e i segni
che attraversano la carta come espressivi bagliori sono l'emblema di un
percorso interiore verso inquiete ed evocative forme pittoriche dove, pur in un
linguaggio ritmico e seducente, in atmosfere chimeriche colme di sogno e
poesia, si riscontra l'irrequieta visione del mondo di Fernando Galassi.
Conclusione: Con la sua produzione Galassi ci
consegna un universo sentimentale emotivamente intenso. La straordinaria e
significativa trama di segni modulari e colorati manifesta chiaramente una
organizzazione testuale, una propria peculiare compattezza semantica.'Le righe gestuali di Fernando Galassi,
a volte sono verticali, diritte, inclinate, spesso tracciate senza rigore con
movimenti che la sua mano gli detta tutte le possibili interpretazioni e
direzioni, segni che si dilatano nello spazio intorno al bianco come nella
parete quando appare una luce improvvisa dove i gialli e i blu dominano un
paesaggio astratto visto dall'alto di una collina, è come una mappa circondata
da colori gaggianti che apre lo spazio interiore di un artista e lascia sognare
l'osservatore lasciandogli un respiro in attesa di una pausa musicale' (Roberto Luciani)
L'opera di Galassi è con ogni evidenza
un'arte evocativa dalle rigide o fluttuanti ondulazioni. L'esito pittorico è
nel segno della ricerca e della lucida riflessione, nel peculiare linguaggio
artistico che appare come degna esemplificazione del raggiungimento di un
equilibrio pressoché perfetto tra il sentimento morale e il contenuto plastico
dei quadri.
La Stagione culturale del Museo della Stampa 'Centro Studi Stampatori Ebrei Soncino aprirà nel mese di Aprile per proseguire fino a Dicembre
Il museo ospiterà opere di grafica, incisione, opere su
carta, fotografie, segni di luce attraverso il neon.
Torneranno ad esporre artisti già noti per le loro opere e molte saranno le
nuove proposte.
Ad inaugurare la stagione espositiva sarà la mostra collettiva dell' Accademia
Laba di Brescia, con un'esposizione dal titolo Segni.
Le mostre proseguiranno fino a Luglio con tecniche e vissuti di vari artisti molto
diversi fra loro che vedremo affiorare nelle opere proposte.
Si riprenderà alla fine di Agosto con le fotografie della Rocca di Soncino
di Salvatore Attanasio: "Castelli Fantasmi, Leggende.
Il programma delle mostre si protrarrà fino a inizio Gennaio 2022,
con una personale dell'artista Roberta Pancera.
Durante il corso dell'anno numerosi saranno gli appuntamenti rivolti
a tutte le fasce di età, grande attenzione verrà riservata alle attività dedicate
ai bambini e alle famiglie.
Programma 2021:
Artista Titolo della Mostra
-Accademia LABA -Accademia LABA Segni' dal 10/4 al 2/5
-Luciano Pea
'Isole'
dal 8/5 al 30/5
-Maria Zanolli
'La misura del vuoto'
dal 5/6 al 4/7
-Salvatore Attanasio
'Castelli, Fantasmi leggende' dal 28/8 al 19/9
-Manuela Bedeschi
'Scipta Manent' dal 26/9 al 24/10
-Paolo Gubinelli 'L'Opera su
carta di P.Gubinelli" dal 30/10 al 28/11
-Roberta Pancera
'Lasciare il segno'
dal 4/12 al 9/1/22
Con il Patrocinio della Provincia di Cremona, del Comune di Soncino e del Sistema Museale MO.e.Se..
Orari: Martedì- Venerdì 10,00 ' 12,00
Sabato e
Festivi 10,00 ' 13,00 e 15,00 ' 18,00
Gli orari potranno subire variazioni
a causa della
pandemia di Covid19 in atto.
Per
informazioni:
Associazione Pro loco Soncino, via Carlo Cattaneo 1 '26029 Soncino (CR)
Tel. 0374/84883 'Fax. 0374/84499
www.prolocosoncino.it - info@prolocosoncino.it
Museo della Stampa 'Centro Studi Stampatori Ebrei Soncino
Via Lanfranco 6/8 26029 Soncino (CR)
www.museostampasoncino.it '
info@museostampasoncino.it
FB: Museo della Stampa 'Casa Stampatori Ebrei Soncino
ROBERTA PANCERA
Nata a Brescia nel 1971, vive e lavora a Pavone del Mella (Bs).
Dopo il diploma conseguito al Liceo Artistico 'B. Bembo' di Cremona, prosegue gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano conseguendo la laurea nel 1993. L'anno successivo si aggiudica una Borsa di studio estiva promossa dall'Accademia d'Ungheria di Roma a Eger in Ungheria, sul tema'Monument living houses' .
Negli anni 2004/2005 è stata allieva del Maestro Incisore Vladimiro Elvieri e da questo incontro sperimenta l'uso di nuove tecniche e nuovi materiali. Nascono lavori d'incisione nei quali prediligerà l'utilizzo della puntasecca su lastra di plexiglass.
Spaziando tra le diverse tecniche pittoriche, nel corso degli anni è stata chiamata a realizzare opere murali in spazi pubblici e privati, eseguiti con la tecnica ad affresco e a graffito, nei comuni di Ragoli (TN), Strembo (TN), Pinzolo (TN), Mortaso (TN), Campi di Riva del Garda (TN), Manerbio (BS), Pavone del Mella (BS), S.Gervasio Bresciano (BS), Bassano Bresciano (BS), Sommo (PV).
Dagli anni '90 ad oggi ha partecipato a numerose esposizioni collettive, a biennali d'incisione e a diversi concorsi in Italia ed all'estero, aggiudicandosi premi e segnalazioni per le sue opere, oltre ad aver fatto diverse mostre personali sul territorio nazionale.
Attualmente concilia il lavoro d'artista con l'insegnamento di Arte e Immagine presso l'Istituto Comprensivo di Pralboino (Bs).
Vladimiro Elvieri 'Maestro Incisore
Per secoli, il linguaggio dell'Incisione ha costituito la base per ogni sviluppo artistico, ha accompagnato le vicende storiche, e spesso anticipato temi e contenuti, grazie alla sua capacità di diffusione nei più ampi strati della popolazione. Parimenti, anche la ricerca tecnica si è evoluta nei secoli, e dopo la prima stagione della xilografia su legno, si è giunti, con l'invenzione del torchio calcografico, al periodo d'oro della tecnica a bulino, dalla seconda metà del Quattrocento alla metà del secolo successivo, passando poi alla tecnica dell'acquaforte, e cioè alla pratica dell'acidatura, a tutt'oggi la più diffusa tra gli incisori, e ad altri metodi calcografici diretti e indiretti, che hanno ampliato le possibilità espressive del mezzo incisorio, approdando, nel XX secolo, a una straordinaria fioritura di nuove esperienze, condotte soprattutto nei grandi atelier, fondando scuole e movimenti, ormai patrimonio della storia dell'arte e della cultura.
L'incisione possiede modi di conduzione che vanno dai più lenti e meditativi (ad es. il bulino) in cui è necessario un lungo tirocinio di apprendimento, a metodi nei quali la velocità di esecuzione fa parte dell'opera stessa; nel Novecento, sono tanti i sistemi inediti adottati dagli artisti, alla luce dei quali potremmo dire che ogni artista potrebbe inventarsi una diversa e più appropriata maniera per esprimere al meglio la propria poetica.
Tuttavia, l'incisione cosiddetta di 'traduzione', che per secoli ha avuto il merito di divulgare le immagini della storia dell'uomo, con opere sacre, profane, divulgative, scientifiche, architettoniche, pittoriche, ecc., soppiantata dall'avvento della litografia e poi soprattutto della fotografia, ha contraddistinto, agli occhi di molti, la stampa d'arte, svuotandola però di quei contenuti straordinari di unicità e d'invenzione, già peraltro largamente evidenziati nei secoli dai grandi maestri come Dürer, Rembrandt, Canaletto, Tiepolo, Piranesi, Picasso, Hayter, e tanti altri, relegandola, anche a causa di ottusi pregiudizi ottocenteschi perduranti fino ai giorni nostri, a mera riproduzione, senza una propria progettualità e sensibilità.
Di fatto, da quando l'incisione si è emancipata dai vincoli della 'traduzione', ha liberato le energie creative degli artisti, rendendosi un linguaggio pienamente autonomo, in grado di esprimere, attraverso la manualità e una prassi legata ai valori di una sensibilità corporea e di una alta artigianalità, oggi ingiustamente emarginati, persino nelle Accademie d'Arte, il pensiero individuale, e una ricchezza di significati raramente espressi con altri linguaggi.
Incidere, oggi, nell'ambito di una società soggiogata dai nuovi sistemi tecnologici, non in grado di opporsi alla sempre più massificante manipolazione delle coscienze, assume quindi il valore di un gesto rivoluzionario, di una riconquista della creatività e dell'immaginazione che rompono gli schemi degli ordini precostituiti, attraverso l'operare in profondità con gli strumenti (punte, rotelle, sgorbie, acidi ecc,) sulle materie (legno, metallo, plastiche ecc.), per far fluire, attraverso una ritrovata manualità, il pensiero che diventa realtà tangibile. Un gesto che ci rende protagonisti di noi stessi, per progettare un futuro degno dell'uomo e riscoprire i veri valori comunicativi.
Ecco ciò che leggo nelle incisioni di Roberta Pancera, che esprime la propria personalità con rara sensibilità e una chiarezza d'immagini che scaturiscono da una tecnica sopraffina come la 'puntasecca su plexiglas', in cui ogni errore, ogni ripensamento permane sulla lastra, e per mezzo della quale, l'autrice si interroga su una umanità che cerca un senso al proprio esistere, i suoi personaggi si intersecano su piani e prospettive utopistiche , ma sempre alla ricerca di una unità e di una meta comune, nel tentativo di costruire un mondo ideale, per vincere insieme le difficoltà e il dolore. Per Lei, la punta d'acciaio che scava la dura materia, è essenzialmente un modo ancestrale per fermare il proprio tempo; l'arte incisoria non è un passatempo ma una estrema necessità di cercare la bellezza, che impegna profondamente lo spirito.
Una preziosa testimonianza da condividere. Vladimiro Elvieri 2021
Considerazioni sull'arte di Paolo Gubinelli
Paolo
Bolpagni
Portare sensatamente un contributo critico sull'opera di Paolo Gubinelli non è semplice, e per certi versi può apparire quasi temerario, considerando che hanno scritto di lui molti dei massimi esegeti dell'arte italiana contemporanea, da Lara-Vinca Masini a Giulio Carlo Argan, da Enrico Crispolti a Luciano Caramel, da Paolo Fossati a Giovanni Maria Accame, da Pierre Restany a Cesare Vivaldi, da Carlo Belloli a Fabrizio D'Amico, da Bruno Corà a Claudio Cerritelli, da Giorgio Cortenova a Tommaso Trini.
Insomma, Gubinelli è stato analizzato, posto nel giusto risalto, compreso e inserito a pieno titolo nell'alveo degli sviluppi delle arti visive aniconiche della seconda metà del XX secolo e poi dei primi due decenni del XXI. Uno degli esercizi tipici di chi voglia inquadrare l'attività e la vicenda creativa di un pittore consiste nel rinvenire ascendenze, individuare 'parentele' formali o espressive, inserirlo in una 'sequenza'. Si tratta di un'operazione necessaria e utile, perché consente con maggiore agevolezza il passaggio dalla critica alla storia. È più difficile, infatti, che gli isolati 'ossia coloro che sono classificabili a stento, che sfuggono o si sottraggono a un'indagine di questo tipo 'siano acquisiti dalla sintesi del racconto retrospettivo (così come, all'opposto, quelli che sono fin troppo amalgamati in una tendenza o in uno stile, quasi da confondersi con essi e smarrire la propria individualità). D'altro canto, nulla mi distoglierà mai dall'idea che, essendo l'individuo, nella sua unicità, irriducibile a qualsivoglia generalizzazione, in qualunque chiave e prospettiva essa sia (siamo tutti diversi, c'è poco da controbattere!), anche nell'àmbito artistico, pur nell'ovvia esigenza di stabilire linee di connessione e sviluppo, di ravvisare rapporti e scambi, di elaborare una 'tassonomia' entro la complessità fenomenologica delle manifestazioni espressive e formali, resti il problema della comprensione piena e autentica della personalità del singolo. Anzi, volendo portare alle estreme conseguenze il ragionamento, si potrebbe giungere alla conclusione che l'opera stessa sia un unicum, e che discettare sulla globale produzione di un artista, o anche soltanto su un ciclo o su una serie di lavori, rischi di non centrare l'obiettivo di una perfetta intellezione del suo quid più profondo e genuino.Gli interrogativi metodologici che mi rivolgo non sono certo originali: basterebbe por mente a Walter Benjamin e alle riflessioni sul concetto di 'critica' come 'completamento' dell'opera ed 'esperimento' su di essa, per ammutolire e riscoprirsi epigonali pensatori di pensieri già pensati. Tuttavia è pur vero che si tratta di domande non più così comuni, in una realtà di studi spesso appiattiti in maniera banale su questioni irrilevanti o secondarie, quasi sempre d'importazione statunitense (dalla dialettica fra modernismo e anti-modernismo ai gender studies), supinamente accolte da chi dovrebbe semmai attingere a ben altre radici e fonti di riflessione critica, europee e in special modo italiane e francesi, e da queste ripartire per lo sviluppo di un metodo sensato di analisi ed ermeneusi.
Mi si perdoni dunque l'inattualità di questa premessa teorica, che è sgorgata spontanea dalla meditazione sull'opera di Paolo Gubinelli, in particolare dei suoi lavori realizzati con tratti graffiti sulla carta mediante l'utilizzo di lame, con colori in polvere, con acquerelli, con piegature del supporto, con frottages, con scavi nel polistirolo, e inoltre dei rilievi su ceramica, su porcellana e su vetro, delle incisioni su plexiglas, fino alla dimensione dell'installazione ambientale. La varietà tipologica è ampia, ma non frastornante, perché consente di cogliere, allo sguardo di chi sia educato al saper vedere, una continuità di ricorrenze formali e di intenzionalità e forsanche attitudini psicologiche ad esse sottese (sulle quali, però, sarebbe arbitrario e un po' presuntuoso pronunciarsi).
A costruire il campo dell'immagine è il segno: un segno sottile e spesso irregolare, che ha trovato nella dinamica della scalfittura il proprio modo precipuo d'estrinsecarsi. Non lo ritengo emblema o metafora di una ferita, il che sarebbe troppo scontato, bensì di una ricerca di esprit de finesse, che si appalesa in una scrittura che è un personalissimo linguaggio, un sistema di forme simboliche da decodificare con pazienza ed esercizio. In questo lessico troviamo strutture di linee pressoché parallele, simili a frammenti di tetragrammi o pentagrammi (privi però di note: il riferimento alla grafia musicale sarebbe estrinseco), segmenti che si incrociano 'creando angoli ottusi e acuti 'in sequenze di reticolati, segni ondulati e curvi in dialettico dialogo con queste, diagonali o pseudo-diagonali, fasci di rette che attraversano l'intero campo visivo dell'opera, talvolta rastremate, raggruppamenti irregolari, punti singoli e autonomi o organizzati in successioni. In alcuni casi è la sola configurazione lineare a determinare la manifestazione fenomenica del lavoro di Gubinelli, in una monocromia bianca che in realtà è apparente, giacché i graffi e le incisioni provocano comunque chiaroscuri e quindi gradazioni di grigi, mostrando una sensibilità dell'artista per le facoltà insieme 'costruttive' e poetiche della luce. Là dove è impiegato il colore, la sua funzione è, per così dire, contrappuntistica rispetto al segno, alla stregua che, in una fuga, il controsoggetto, o meglio il divertimento, nell'accezione di transizione fra esposizioni e/o riesposizioni del tema. Ciò non significa certo che esso costituisca un dato esornativo o secondario; anzi, quando compare, diventa un fattore significante ed essenziale nell'economia dell'opera, nell'equilibrio degli elementi, arrivando addirittura a esserne il fulcro, il centro calamitante. Accade anche che sia utilizzato in chiave lirico-espressiva, evocativa, oppure, soprattutto nei rilievi in ceramica, associato a determinate forme geometriche.
Immancabilmente, quale che sia il trattamento delle componenti visive, nonché il ricorso ad alcune piuttosto che ad altre, in combinazioni anche assai variate, con evidente gusto del ritmo e della concinnitas, la sottigliezza di Paolo Gubinelli emerge come una qualità caratteristica di una maniera davvero personale di fare arte, che si colloca al di là e di fuori da tendenze precise, fermo restando l'ovvio presupposto della lezione degli astrattisti degli anni dai Dieci ai Trenta, di Lucio Fontana e degli Spazialisti.
(Botticino Sera, 3 gennaio 2019)
Direttore,
Fondazione Centro Studi Ragghianti, Lucca