" L'opera grafica di Gianni Favaro conserva, nel tempo, il linguaggio della tradizione,
commisurato alla tematica, formulata su immagini della realta ottica e dimensionata a scoprire i suggerimenti plastici degli oggetti ritratti per diventare "ritratti" di una condizione estetica temporale e esistenziale.
In "1953: romance sans paroles", un pinocchietto, un trenino, una sua foto da bambino, sembrano uscire dal foglio, riversarsi nello spazio esterno in un gioco etonnant, curioso, che riesce a trasformare in rappresentazione artistica i vari elementi del leit-motiv. Il taglio dell'assetto, la polivalenza geometrica dei volumi, l'evidenza tattile, la leggibilità e l'affabilità formali si notano anche in "Profumo: una rosa con grappoli d'uva" dove un lampo di luce provoca l'emozione. Nei "Paesaggi" e negli "Interni con reportage", viene gestita la realtà rivolta a far valere l'analisi della percezione, per omologare l'equivalente visivo in senso storico e culturale. La perizia tecnica sfrutta ogni appiglio e costituisce una verifica linguistica autoriflessiva, dentro l'eredità di una memoria che in bianco e nero continua a vivificare. Il segno, le trame lineari, gli schemi e gli effetti particolareggiati, sono coordinati negli accostamenti e nei contrasti, nella stilizzazione, nelle marcature e nelle varianti, coese dalle morsure, con notevoli potenzialità espressive, documenti di capacità di scelta di linee, di spessori, di incastri di forme e di superfici, di sfondi e di accorpamenti nella profondità del foglio bianco e nel dosaggio dell' inchiostro nero: realtà e valori plastici, controllo dell' immagine, trovate risolutive di lunga ricerca. E' una poetica accordata al metodo di lavoro'.
Giulio Gasparotti